HOME / TAPPE TRACCIATO / TAPPA 7
Partenza:
Lecco
Arrivo:
Calco (fraz. Arlate)
Distanza:
19,7 Km
A Lecco il percorso parte subito dopo aver attraversato lo storico Ponte Azzone Visconti piegando a sinistra imboccando la “ciclopedonale dei laghi di Garlate e Olginate” (sponda destra dell’Adda)
Successivamente all’altezza del vecchio ponte ferroviario (ora ciclo-pedonale) per Calolziocorte si prosegue sempre rimanendo sulla sponda destra la “ciclabile fiume Adda” (sentiero ciclopedonale). Si prosegue, sul sentiero oltrepassando Brivio , fino all’altezza di Arlate ove delle indicazioni evidenziano la deviazione per la Chiesa di San Gottardo e San Colombano. La deviazione consente di imboccare Via Fiume che si percorre fino all’intersezione con la Nuova Provinciale. Già a metà di Via Fiume, quando si lascia la vegetazione, si vede, leggermente a destra su una piccola collinetta, la Chiesa SS. Gottardo e Colombano. Attraversando Via Nuova Provinciale si imbocca Via Fontana che dopo un centinaio di metri piega a destra. La si percorre ancora fino ad incrociare Via S. Gottardo ove sul fondo è ben visibile la Chiesa di San Colombano, fine della tappa.
NOTA: una possibile variante è costituita dall’attraversare il ponte verso Calolziocorte e risalire brevemente la sponda fino al Santuario di Santa Maria del Lavello (poi bisogna ritornare indietro per riprendere la sponda destra).
b&b al Roncaccio
Via per Roncaccio, 11
23885 Calco LC
per info e prenotazioni: cell.: 3315805883
b&b Il Torchio
località Vescogna, 24
23885 Calco LC
per prenotare
Locanda Al Bersò
Via G. Garibaldi, 25
23885 Calco LC
cell.: 3356542238
per prenotare
Trattoria Al Bosco
Via Fontana, 30 – 23885 Calco (LC)
sito web
Enoteca con cucine Dai Bighèi
Via Fontana, 10/12 Loc. Arlate
www.daibighei.it
Osteria del Brau
Via Nazionale, 95 23885 Calco (LC)
Fb Osteriadelbrau
Accanto alla Chiesa SS. Gottardo e Colombano
Via Parrocchiale, 41
telefonare per tempo al nr. 039 9920252
Sede del Parco naturale del Monte Barro, Galbiate è il capoluogo della Comunità Montana Lario Orientale – Valle San Martino. Il paese è situato sulla sella che collega il Monte di Brianza con il Monte Barro.
Potresti iniziare la tua gita a Galbiate dalla località Figina per ammirare la Chiesa di San Nicolao e San Sigismondo, datata al XII secolo. Splendido esempio di architettura romanica borgognona, all’interno presenta elementi di gusto neoclassico, con un portale e una bifora ogivali nella facciata di gusto gotico.
Lasciandoti la chiesa alle tue spalle, percorri la strada di fronte a te, proseguendo sempre dritto fino all’incrocio con la SP 58. Gira a sinistra per imboccare la provinciale e poi a destra in via Amman. Seguendo la strada sbucherai in via Diaz, in fondo alla quale dovrai girare a sinistra in via Vittorio Emanuele per raggiungere piazza della Chiesa e scoprire la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, la chiesa parrocchiale di Vergano. Al suo interno trovi, tra l’altro, una tela con il martirio di San Bartolomeo.
Dopo essere sceso dal sagrato della chiesa, ripercorri via Vittorio Emanuele e prosegui dritto, per poi oltrepassare la SP 58 imboccando via De Gasperi. Quindi, gira a destra in via Manzoni per raggiungere piazza Cardinal Ferrari, dove c’è la Chiesa di San Rocco. Essa in origine era la cappella gentilizia del cosiddetto castello di Vergano, il palazzo visibile ancora oggi a cui la chiesa è addossata sul fianco sud-est. Ricostruita negli anni ’20 del secolo scorso dopo i danni causati da una forte nevicata nel 1915, si caratterizza per l’interno ad aula unica.
Ritornato all’inizio di via De Gasperi, gira a destra per imboccare la SP 58. Andando sempre dritto, ti immetterai sulla SP 70 e in breve ti ritroverai nell’abitato di Bartesate, dove girerai a sinistra in via Cappelletta: dopo pochi passi vedrai, in piazza don Zucca, la Chiesa dei Santi Macario e Genesio. Quasi imprigionata tra le case del centro del borgo, la chiesa ha una facciata a capanna e ospita all’interno una cappella dedicata alla Madonna e un’altra dedicata al Sacro Cuore.
Ritornato all’inizio di via Cappelletta, gira a sinistra sulla SP 70 e poi vai a destra in via Mozzana: percorrendola fino in fondo, potrai arrivare alla Chiesetta dei Santi Rocco e Biagio.
Sai che questa chiesetta è una delle tante location cinematografiche in Brianza? Apparve, infatti, nel lontano 1941 in una delle prime scene del film I Promessi Sposi di Mario Camerini. Protagonista della pellicola era Gino Cervi.
Superata la chiesetta, in via Mozzana 5 hai l’opportunità di osservare l’antico Palazzo Resinelli. Lasciata Mozzana e ritornato sulla provinciale, dopo il primo tornante verso sinistra, imbocca una piccola strada sterrata che conduce a un nucleo di case antiche. Qui sorge Cascina Manzoni, il cui nome proviene proprio da Alessandro Manzoni, che qui fu lasciato dalla madre subito dopo essere nato: a Mozzana viveva, infatti, la sua balia Caterina Panzeri. Il casolare, conosciuto anche con il nome di Cascina Costa, purtroppo è in stato di abbandono, ma rappresenta comunque una preziosa testimonianza storica e culturale.
Ora riprendi la tua passeggiata sulla SP 70 e vai sempre dritto; oltrepassata la rotonda imbocca via IV Novembre. Arrivato all’incrocio con via Lecco e via Cantù, non perdere l’occasione di ammirare alla tua destra, in via Cantù 4, lo splendido edificio dell’Asilo Infantile Giovanna e Giuseppe Bertarelli, inaugurato nel 1909.
Prosegui lungo via Cantù e, superata via Carribbio, vedrai alla tua destra la Chiesa di Santa Maria Bambina, conosciuta anche come Chiesa del Carribbio.
Da qui, continua a passeggiare in via Sant’Alessandro per arrivare alla Chiesa di Sant’Alessandro. Da qui puoi imboccare la strada per la frazione San Michele che ti conduce al Santuario di San Michele, una chiesa mai completata la cui costruzione iniziò nel 1718. A metà del XVIII secolo fu dotata di una copertura provvisoria che, tuttavia, è crollata nel 1939. Questa sorta di scheletro è priva di serramenti, pavimenti, arredi e finiture; ma proprio questo la rende speciale. Nel mese di settembre qui si svolge una sagra nata nel Settecento.
Ritornato all’incrocio tra via Cantù e via IV Novembre, gira a destra in largo Indipendenza e dopo pochi passi potrai vedere alla tua sinistra il Monumento ai Caduti per la Patria, realizzato da Piero Portaluppi, l’architetto di Villa Necchi Campiglio a Milano.
Arrivato in fondo a largo Indipendenza, ecco sulla tua destra l’Ossario della Chiesa di San Giovanni Evangelista. Costruito nella seconda metà del Settecento, si caratterizza per il portico di ingresso a tre archi con colonne e la copertura a volta.
Ti ritrovi, così, in piazza don Carlo Gnocchi, per ammirare la facciata della Chiesa di San Giovanni Evangelista. Probabilmente anteriore al Duecento ma di sicuro ampliata nel XV secolo, nel Settecento una ulteriore ristrutturazione ha portato alla realizzazione del coro. Oggi, gli affreschi tardo gotici si sommano a elementi neoclassici del primo Ottocento, come il campanile progettato da Giovanni Brioschi e Giuseppe Bovara, in una mescolanza di stili che passa anche per il barocchetto degli affreschi della cappella del Carmine.
Lasciata la chiesa alle spalle, gira a sinistra in via Crocifisso e poi a destra in via Aldo Moro. Dopo poche decine di metri sulla tua destra, in piazza Martiri della Liberazione, puoi osservare sulla facciata del municipio il mosaico sulla Resistenza di Orlando Sora, posato nel 1981.
Arrivato in fondo a via Moro gira a sinistra in via Cavour, prosegui in piazza Fratelli Panzeri e poi tieni la destra per imboccare via Bertarelli; qui al civico 11 sorge Villa Bertarelli, residenza settecentesca oggi sede del Parco Monte Barro e del Centro Flora Autoctona. Situata lungo la strada che conduce a Camporeso, nel quartiere antico di Rizzolo, si contraddistingue per lo stile neo-barocchetto frutto del restauro operato da Piero Portaluppi. Volendo, puoi visitare i giardini storici della villa il sabato (se non festivo): 7mila metri quadri che accolgono percorsi didattici all’interno di tunnel sotterranei, una serra storica e la fontana Portaluppi.
Oltrepassata la villa, gira a sinistra in piazza Trieste per salire lungo i gradini che ti conducono alla Chiesa di Sant’Eusebio al Rizzolo. L’ingresso porticato e le cinque colonne tuscane ti accolgono verso l’interno a navata unica, che ospita un paliotto in pietra con una medaglia che raffigura l’Assunta con i Santi Giovanni Battista ed Evangelista sorretta dagli angeli.
Ritornato in piazza Trieste, gira a sinistra in via Trento e vai sempre dritto, proseguendo in via Campa: quella è la strada che ti conduce a Camporeso, antico borgo medievale che ospita il Museo Etnografico dell’Alta Brianza. Il museo, che ha sede all’interno di Villa Maschio-Giudici, intende documentare con filmati, foto e oggetti la vita delle classi popolari brianzole nell’Ottocento e nel Novecento. Lunedì e giovedì sono giorni di chiusura; è presente un parcheggio con 20 posti auto.
Ora ritorna all’incrocio tra via Bertarelli e piazza fratelli Panzeri, girando a destra in via Como e poi tenendo la destra all’incrocio successivo. Vai sempre dritto, proseguendo in via Staurenghi fino a quando, giunto nella frazione di Sala al Barro, non troverai sulla tua destra la Chiesa di Santa Maria Beata Vergine Assunta. La facciata a capanna mostra un pronao a tre fornici, mentre il portale di ingresso in legno presenta una cornice in pietra.
Lasciandoti la chiesa alla tua destra, sbuchi in via Pedro Vasena. Girando a destra e raggiungendo il civico 4, puoi scoprire un notevole esempio di architettura liberty: si tratta di Villa Vasena Ronchetti. Costruita nel 1907, oggi è di proprietà comunale e spesso accoglie spettacoli e concerti; inoltre, è la sede della Comunità Montana del Lario Orientale.
Adesso torna indietro lungo via Vasena e, superata la rotonda, prosegui lungo via Verdi per vedere, alla tua sinistra, la Chiesa di San Giuseppe. Al suo interno sono presenti una Vergine col Bambino di Giulio Cesare Procaccini e statue in legno dei Santi Simone Pietro e Paolo.
Se ti domandi che cosa vedere a Galbiate camminando in mezzo alla natura, sappi che non hai che l’imbarazzo della scelta grazie ai diversi sentieri e ai panorami del Parco naturale del Monte Barro che ti regalano tantissime alternative: un museo archeologico, un museo etnografico, una falesia per arrampicare, boschi spettacolari e testimonianze del passato. Da non perdere, tra l’altro, l’eco di Camporeso e la chiesa di San Michele, speciale perché priva del tetto.
Il sentiero 301, per esempio, è una sorta di anello perimetrale del parco che raggiunge una quota massima di 690 metri di altitudine, passando per il parco archeologico e Pian Scirea.
L’area archeologica dell’insediamento di età gota, risalente al V e VI secolo dopo Cristo, ti permette di osservare i resti di un sito fortificato che fu realizzato nel Tardo Impero dai Romani per contrastare le invasioni barbariche.
Il sentiero 302, invece, ti permette di arrivare fino ai 922 metri della vetta percorrendo la vecchia mulattiera. Sul tracciato trovi la località Eremo, che accoglie il Museo Archeologico del Barro (costo del biglietto 2 euro, gratuito per gli over 65), uno dei più musei in Brianza più intriganti. Qui sono conservati più di 400 reperti originali ritrovati in occasione degli scavi archeologici eseguiti a Monte Castelletto e ai Piani di Barra. Nei dintorni trovi il centro visitatori Panzeri, un laboratorio di archeologia e un laboratorio di educazione ambientale.
Eremo ospita anche un ostello e la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, edificio neogotico con affreschi del XVI e XVII secolo. Al suo interno puoi ammirare la cappella di Sant’Antonio da Padova e la cappella di San Francesco d’Assisi, oltre a un altare ligneo con una Madonna del giglio.
Il sentiero 303, poi, parte da Camporeso per collegarsi con il sentiero 301. Qui è presente una falesia di arrampicata con diverse vie attrezzate. Per raggiungerla puoi lasciare la macchina nel parcheggio del Piazzale Quota 400. Ci sono circa 150 itinerari, e diverse vie sono fruibili anche da chi è alle prime armi nel campo dell’arrampicata sportiva.
Ma non è tutto, perché qui puoi sperimentare anche l’Eco di Camporeso (in via Campa), noto come Eco della Brianza: Cesare Cantù sosteneva che fosse in grado di rispondere fino a 14 sillabe, mentre per Piero Gadda Conti si poteva arrivare addirittura a 16. Quel che è certo è che il corpo solido di ricezione è la facciata del Palazzo Rusconi, mentre l’estensione dell’eco varia in base alla potatura e al disboscamento della vegetazione tra il palazzo stesso e il balconcino di via Camporeso.
Al 301 si unisce anche il sentiero 304, che parte dal Ponte Azzone Visconti di Lecco ed è il più impegnativo, con un dislivello complessivo di 720 metri.
Il sentiero 305, che passa per Due Case e Tre Corni, è altrettanto complesso: è la salita che si articola sul Sentiero delle Creste.
Puoi raggiungere il parco archeologico anche con il sentiero 306, che parte da Malgrate e passa per il Bosco del Faée, e con il sentiero 307, che tocca il Roccolo di Costa Perla e il Sentiero delle torri. Percorrendo questo sentiero puoi vedere il muraioo, vale a dire ciò che resta delle torri di guardia dell’antico muro di cinta.
Il Bosco del Faèe (faggeto) si caratterizza per le numerose sorgenti presenti. All’esterno dell’eremo, per altro, c’è ancora una galleria che in passato portava alle ghiacciaie che venivano riempite con la neve e servivano alla conservazione del ghiaccio ottenuto in inverno. Nei pressi delle sorgenti sono presenti molti dei manufatti realizzati per sfruttare le acque sorgive: resti di pulegge e pompe per gli acquedotti fatti costruire per il sanatorio che qui fu aperto nel 1931.
Il Roccolo di Costa Perla fu realizzato a scopo venatorio all’inizio del secolo scorso: oggi è una stazione ornitologica che accoglie attività didattiche e scientifiche, che può essere visitata in occasione delle campagne di inanellamento. Gli uccelli vengono catturati senza che venga loro fatto del male, e sono rimessi in libertà dopo essere stati inanellati e misurati.
Il Sentiero di Mezzo dell’itinerario 301 può essere raggiunto anche da Valmadrera, con il sentiero 308.
Da Sala al Barro puoi prendere il sentiero 311, che sfiora il nucleo di Camporeso e si collega con il sentiero 306.
Per raggiungere San Michele, infine, puoi partire da Pescate con il sentiero 312, mentre il sentiero 313 collega il santuario con il pianoro di Pian Sciresa.
Pescate come molte città della Brianza, rientra nei luoghi che ispirarono Alessandro Manzoni nella stesura dei suoi Promessi Sposi: collocato tra lago e monte, racchiuso tra il Parco del Monte Barro e Il Parco Adda, Pescate è un piccolo lembo di terra di notevole interesse ambientale dove la bellezza del paesaggio naturale che affaccia sul lago sembra farne un’armoniosa cartolina. L’abitato infatti si specchia nel lago, offrendo una vista affascinante che rende da sempre caratteristica questo incantevole borgo: si tratta infatti di uno di quei luoghi al mondo in cui la natura e le sue particolarità sono rimaste incontaminate, e dove l’urbanizzazione è riuscita ad inserirsi armoniosamente senza distruggere il suo aspetto primordiale.
Il Lago e il Monte sono i due elementi che caratterizzano Pescate: il lago è propri quello descritto da Manzoni nel celebre “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene ininterrotte di monti” e ancora “… e l’Adda ricomincia, per ripigliar poi il nome del lago dove le rive, allontanandosi di nuovo lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni”, e su cui di specchia Pescate. Tutto è rimasto come nell’osservazione e nella percezione di Manzoni: soffermandosi a guardare il lago e la sponda opposta si erge uno scenario mozzafiato, che è quello che conquistò immediatamente il cuore di uno dei più grandi scrittori della letteratura europea, al punto da riportarlo in parole quasi come fosse un dipinto.
A contribuire al fascino del paesaggio è anche il panorama montano: finito il lago, c’è una striscia di terra e poco dopo inizia la montagna. Il Monte Barro è oggi Parco Naturale Regionale, sulle cui pendici cresce una flora rigogliosa e rara composta da rari esemplari che si conservano ancora oggi. Dalle sue pendici si diramano numerosi sentieri, facilmente percorribili, che portano alla vista di un panorama mozzafiato sulle Prealpi, sulle Alpi e sui laghi della Brianza. La grande sorpresa è che in tempi recenti alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce edifici e reperti interessanti risalenti all’età gota, databile intorno alla fine del V secolo e la prima metà del VI secolo: si tratta di una zona visitabile e che oggi accresce ancora di più l’importanza del Monte, anche sotto un aspetto storico-culturale oltre che paesaggistico ambientale
Si affaccia sulle acque dell’omonimo lago. Il suo territorio fa parte del Parco Adda Nord, del Parco del Monte Barro, del PLIS del Monte di Brianza e della Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino.
Potresti cominciare il tuo tour del paese dalla Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, costruita tra il XVII e il XVIII secolo: si trova in via Marconi, all’incrocio con via Galbiate). Sulla parete meridionale, nel 2013 fu trovato un affresco, risalente al Trecento, raffigurante Sant’Antonio Abate.
Lasciandoti la chiesa sulla destra, percorri via Marconi fino all’incrocio con vicolo Valle d’Orco: alla tua sinistra puoi osservare la Giazzéra, edificio di forma ottagonale che fino al 1930 è stato utilizzato per la conservazione delle carni. La costruzione, risalente al XVIII secolo, si caratterizza per una volta in mattoni: qui ogni inverno venivano portati il ghiaccio e la neve, pressati con un cilindro di legno prima di essere messi a contatto con le carni.
Giunto alla fine di via Marconi, gira a destra in piazza Vittorio Veneto: al civico 2 c’è l’ingresso della Curt del Vignascia, dove negli anni ’20 del secolo scorso era in funzione il mattatoio. Qui, inoltre, trovavano posto il sabato i vari artigiani locali, dallo stagnino (che mostrava le padelle in rame stagnato) al sarto.
A sinistra, in piazza Vittorio Veneto 4, c’è la secentesca Villa Gnecchi, in passato appartenuta agli Gnecchi, la stessa famiglia che ha abitato Villa Gnecchi Ruscone a Verderio.
Proseguendo, imbocchi via Risorgimento: sulla tua destra al civico 143 puoi osservare Palazzo Mantegazza Mauri, con un affresco dell’Annunciazione realizzato sulla facciata che risale al Quattrocento. Alla corte quadrangolare si accede tramite un portale in granito su cui è incisa la data 1688. Appartenuto nel Settecento alla famiglia nobiliare dei Meraviglia Mantegazza, l’edificio in seguito fu ribattezzato Cà di furestéri perché accoglieva i lavoratori dell’industria serica locale provenienti da tutto il Nord Italia.
Dopo pochi metri, gira a sinistra per raggiungere, in piazza Santo Stefano, la Chiesa di Santo Stefano, datata almeno al X secolo: da vedere all’interno l’altare maggiore, che fu realizzato da Giuseppe Bovara. Il cortile della casa parrocchiale, invece, ospita la lapide di Pierius, comandante della guardia del corpo al servizio del generale unno Odoacre morto nella Battaglia sull’Adda combattuta contro Teodorico nell’agosto del 490.
Ritornato in via Risorgimento, riprendi il tuo percorso e, dopo aver superato piazza Matteotti e via Volta, gira a destra in via Manzoni: passeggiando lungo questa strada, ti immergerai in un viaggio all’indietro nel tempo. Al civico 209 di via Manzoni, in particolare, si affaccia la Cà de la Masséra, la Casa della Massaia.
In via Manzoni 183 c’è la Curt de Checu, in cui si entra attraverso un portale a pietra a tutto sesto del Cinquecento. La parte esterna del caseggiato, invece, è del XVII e XVIII secolo. Subito dopo, girando a destra, puoi entrare nella Curt del Bèrghem, dove in passato ci si dedicava alla lavorazione dell’uva.
A questo punto potresti ritornare in via Risorgimento: gira a destra per raggiungere il civico 45, dove merita di essere vista Villa Testori De Capitani Nota anche come Villa Gadda, fa parte del complesso seicentesco di Villa Pozzi, che comprende un cortile interno e un grande parco con molti cedri del Libano. La villa ospita, nella volta del salone al pian terreno, un ciclo di affreschi opera di Cherubino Cornienti che riproduce il mito di Prometeo.
Arrivato in fondo a via Risorgimento, gira a sinistra in via Statale; dopo pochi metri, alla tua destra al civico 490 trovi l’ingresso del Museo della Seta Abegg. Ospitato da una filanda settecentesca in un giardino di gelsi che si affaccia sul lago, il museo è stato inaugurato negli anni ’50 del secolo scorso e permette di conoscere scoperte e strumenti dell’industria serica: accoglie, infatti, invenzioni e macchine per la lavorazione della seta (ancora funzionanti).
Puoi approfittare delle visite guidate previste il sabato e la domenica (in settimana solo su prenotazione). Il prezzo del biglietto è di 4 euro.
Il Museo della Seta di Garlate è solo uno dei tanti musei in Brianza che meritano di essere visitati: nel post qui sotto te ne faccio conoscere anche altri.
Di fronte all’ingresso del museo c’è l’ex Villa Abegg, che oggi è sede del municipio. Costruita nel 1860 in stile tardo neo-classico, in passato ospitava all’ultimo piano un magazzino del complesso serico, mentre ancora adesso mantiene l’impianto di casa civile, con tanto di cucina dotata di camino e forno e un’ampia sala di ricevimento.
Il lago di Garlate è la meta che fa per te, anche grazie alla pista ciclopedonale che prosegue lungo il lago di Olginate. E’ balneabile, ma sulla sponda opposta rispetto a Garlate: se vuoi fare il bagno devi andare a Vercurago o a Maggianico.
Questa è una delle location dove pescare in Brianza: per farlo devi essere in possesso della tessera federale della Fipsas. La zona di pesca inizia da Calcherino, più o meno all’altezza del civico 1963 di via Statale, e arriva fino a Olginate. Troverai, tra l’altro, alborelle, lavarelli, carpe, tinche e anguille.
Attorno al lago è presente una pista ciclopedonale molto comoda: puoi accedervi, per esempio, da via Statale all’altezza del civico 842. Non ci sono dubbi: questa è di sicuro una delle piste ciclabili in Brianza più suggestive.
Bagnata dalle acque del lago omonimo, Olginate fa parte del Parco Adda Nord e raggiunge, sulla cima del monte Regina, gli 830 metri di altitudine.
Potresti iniziare dal parco di Villa Carmen, che accoglie un arco romano: in particolare, si tratta di una struttura realizzata nel Medio Evo sui resti di un antico ponte romano, che oggi funge da belvedere. La residenza, in stile liberty, è nota anche con il nome di Villa Schiatti, e si trova in via Mario Redaelli 17, affacciandosi sulla diga del lago di Olginate.
A proposito del ponte romano, se capiti da queste parti nei periodi di secca potresti avere la fortuna di notare le fondazioni dei piloni che emergono dall’acqua.
Lasciandoti Villa Carmen sulla sinistra, ti basta percorrere fino in fondo via Mario Redaelli per giungere alla settecentesca Chiesa di Sant’Agnese, all’incrocio con via Don Gnocchi e via Sant’Agnese: il progetto del campanile e della facciata è attribuito a Giuseppe Bovara, il “papà” della Chiesa di San Giorgio ad Annone Brianza.
Se prosegui lungo via Sant’Agnese, la seconda strada che troverai sulla sinistra è via San Rocco: qui sorge la Chiesa di San Rocco costruita nel 1757.
Ancora pochi passi fino alla fine di via San Rocco e giungi in piazza Marchesi d’Adda, dove c’è Villa d’Adda Sirtori, edificata tra il XVIII e il XIX secolo, che oggi ospita i locali della biblioteca civica.
Da qui puoi imboccare il viottolo sulla tua sinistra, via Torre, che ti porta – appunto – a una torre. Costruita a metà del Quattrocento, che fu utilizzata come presidio di sorveglianza quando l’Adda fungeva da confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia: oggi è nota come Torre del Porto, e si trova tra i civici 15 e 17 di piazza Garibaldi. Questa piazza un tempo era nota come Santa Margherita o piazza del porto.
Ritornando sul lungolago e procedendo lasciandoti la diga alle spalle, giungerai all’ex filanda di Olginate, attiva fino ai primi anni ’30 del secolo scorso: nel periodo di massima attività produceva ogni anno 17 tonnellate di seta.
All’incrocio tra via Albegno e via Santa Maria (all’altezza del civico 10), invece, puoi ammirare la Chiesa e il Convento di Santa Maria La Vite. Qui era presente un monastero, chiuso nel 1782 e poi trasformato in opificio serico e in casa rurale, prima di vedere ripristinate le funzioni religiose nella seconda metà dell’Ottocento. La chiesa, a navata unica, ospita decorazioni cinquecentesche e un affresco incompleto dell’Ultima Cena.
A questo punto potresti andare alla scoperta delle due frazioni olginatesi: Capiate e Consonno.
Il borgo di Capiate mantiene ancora oggi il portale di ingresso al borgo del Settecento: è in via IV Novembre, di fronte a via Monsignor Cesare Orsenigo.
Da qui puoi esplorare il Castello di Capiate (o Corte di Sant’Ambrogio), che ospita una torre medievale imponente e diversi edifici rustici e nobiliari realizzati tra il Trecento e il Settecento. Tra questi spicca il piccolo Oratorio di San Giuseppe, che al proprio interno accoglie una pala d’altare con la raffigurazione del santo realizzata dal pittore spagnolo Clemente de Torres.
Se vuoi sapere che cosa fare a Olginate per conoscere la storia locale, quando sei a Capiate non dimenticare di recarti in via Caromano 23 per osservare Cascina Caromano, costruita nel Quattrocento. Il complesso include un porticato del XIV secolo e un edificio a torre costruito pochi decenni più tardi.
Edifici rurali ottocenteschi si possono notare, invece, nella località di Carsaga, all’interno del Parco Adda Nord: puoi raggiungerla percorrendo (rigorosamente a piedi) via Bedesco.
Più nota è la storia di Consonno, a cui ho già fatto cenno. Qui puoi osservare, tra l’altro, il minareto con la sua torre: negli anni Sessanta era caratterizzato da una galleria commerciale con negozi al piano terra e appartamenti al primo e al secondo piano. Pare che Bagno fosse intenzionato a costruire qui addirittura un autodromo, ma quel progetto non vide mai la luce.
Tra i pochi edifici che Bagno non rase al suolo per realizzare la sua città dei balocchi a Consonno vi fu la Chiesa di San Maurizio, risalente probabilmente al XII secolo, che può essere osservata ancora oggi in via Brianza.
A proposito: se sei un appassionato di turismo cinematografico in Brianza, ti interesserà sapere che a Consonno sono state girate alcune scene di Figli di Annibale, commedia di Davide Ferrario con protagonisti Silvio Orlando e Diego Abatantuono. E questo è solo uno dei tanti film girati in Brianza.
Per gli amanti del cicloturismo in Lombardia, la ciclabile dei laghi che parte da Lecco e giunge a Olginate passando per Garlate offre panorami stupendi, complici i rilievi montani da cui si è circondati.
Se vuoi goderti un po’ di relax in riva al lago puoi fare riferimento alla spiaggia della Gueglia, con fondo di sabbia e ciottoli: puoi accedervi direttamente da via Gueglia.
Di notevole interesse architettonico ed estetico, a pochi passi dalla spiaggia, è la diga di Olginate, che separa il lago di Olginate da quello di Garlate; terminata negli anni ’40 del secolo scorso, è lunga 150 metri e consente di regolare il livello del lago di Como.
Degno di nota è anche il ponte che collega Olginate con Calolziocorte, intitolato a Vittorio Emanuele III e inaugurato nel 1911.
Il lago è anche una delle location dove pescare in Brianza (carpe, tinche, lavarelli, anguille, alborelle, persici reali, cavedani). Per farlo è necessario essere in possesso della tessera federale della Fipsas.
Il territorio di Olginate, inoltre, rientra nel PLIS del Monte di Brianza. Il sentiero 9, infatti, parte da Consonno e arriva a Campiano dopo aver oltrepassato Dozio e Biglio, frazioni di Valgreghentino.
Il territorio fa parte del Parco Adda Nord e del PLIS del Monte di Brianza; è bagnato dal fiume Adda e dal torrente Tolsera. Ti consiglio di iniziare la tua passeggiata in paese dall’incrocio tra via Italia e via Europa: qui troverai la fontana della Bagina, un antico lavatoio pubblico ancora funzionante.
Lasciandoti la fontana sulla destra puoi imboccare via Italia e percorrerla fino in fondo, per poi svoltare a sinistra in via Postale Vecchia. Questa è una strada dalla storia interessante: fu utilizzata, infatti, come mulattiera da Napoleone in occasione della Campagna d’Italia e poi come strada militare dagli Austriaci, quando venne ribattezzata “via Radetsky”.
Incamminati lungo via Postale Vecchia e prendi la terza strada a sinistra (via Dante), per poi girare subito a destra in via Pizzagalli Magno. Sbucherai, così, nel vecchio nucleo del paese in via San Giovanni, dove alla tua destra potrai notare la Chiesa di San Giovanni Battista, affacciata su vicolo San Giovanni. Eretta negli anni ’50 del Seicento su richiesta di Francesco Bernardino Vimercati, accoglie al proprio interno una pala d’altare che raffigura la Madonna col Bambino e ai piedi San Lorenzo e San Giovanni Battista.
Continuando a passeggiare in via San Giovanni, gira nella prima strada a destra per raggiungere piazza Fenaroli, dove sorge Palazzo Fenaroli, in passato noto come Villa Loajsa: i Loajsa erano una famiglia spagnola che visse in paese nella seconda metà del XVI secolo. Di fronte al palazzo puoi notare la Torretta Fenaroli.
Tenendo la torre alla tua destra, imbocca via Vittorio Emanuele e poi gira a sinistra; superati i parcheggi, attraversa via dei Nobili per raggiungere via San Francesco, dove al civico 24 c’è la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano. L’edificio deve il proprio aspetto attuale all’ampliamento progettato all’inizio degli anni ’30 del secolo scorso da Giovanni Barboglio. Impreziosita da un organo realizzato nel 1721, la chiesa ospita al proprio interno dipinti di Giuseppe Paganelli sulle pareti e di Giuseppe Carsana sulla cupola.
Di fianco alla chiesa c’è la salita di via Santi Cosma e Damiano, strada lastricata che conduce al Santuario della Madonna della Rocchetta, situato in posizione panoramica: da qui potrai godere di un panorama splendido.
Il percorso per arrivare al santuario presenta sette cappelle settecentesche su cui sono affrescati i misteri della Passione. L’edificio, invece, ospita un paliotto del 1709 e una tela del 1607 che raffigura San Giovanni di Compostela. All’esterno, una porta consente l’ingresso a un antico cortile con un pozzo della prima metà del XVIII secolo, mentre una piccola loggia con archi sostenuti da colonne seicentesche permette di osservare il paesaggio disegnato dall’Adda.
Ritornato all’inizio di via San Francesco, gira a destra in via dei Nobili e prosegui sul viadotto Alcherio, per poi girare a sinistra in via Don Gaetano Solaro sorge Villa Fenaroli, nota per aver ospitato tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 del secolo scorso una casa di riposo per giornalisti anziani intitolata a Giovanni Amendola: in occasione della sua inaugurazione fu visitata anche dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Oggi l’edificio ospita una congregazione di suore missionarie. L’ingresso è al civico 19, ma per ammirare la villa da lontano ti conviene portarti di fronte al civico 18.
Lasciandoti la villa alla tua sinistra, puoi procedere lungo via Don Solaro in direzione del piccolo abitato di Aizurro. Dopo una decina di tornanti sbucherai via San Genesio, dove al civico 19 merita di essere vista la Chiesa di San Macario: la figura del santo è dipinta sulla facciata, in mezzo a due angeli genuflessi. La chiesa, a tre navate, accoglie una cappella dedicata alla Beata Vergine Assunta e una dedicata a San Giuseppe.
Se sei curioso di sapere che cosa vedere ad Airuno in mezzo al verde, puoi approfittare dei sentieri nella natura del PLIS del San Genesio.
In particolare, il sentiero 4 parte dalla stazione di Airuno per arrivare a San Genesio passando da Aizurro e Campiano.
Il sentiero 5 porta da Aizurro a Crosaccia in circa trenta minuti: puoi accedervi da via Alla Chiesa. Se arrivi ad Aizurro in macchina, ti consiglio di lasciare l’auto nei parcheggi di piazza Roma (dove è presente un altro suggestivo lavatoio pubblico di origini antiche). Proprio in piazza, di fronte al tabellone delle affissioni istituzionali e dei necrologi, trovi i cartelli segnavia con l’indicazione dei sentieri.
Il sentiero 7, infine, conduce da Airuno a Crosaccia in poco più di un’ora. I boschi nei dintorni di Aizurro, per altro, sono alcune delle zone migliori dove trovare le castagne in Brianza.
Non solo montagne, però: ad Airuno puoi concederti anche una passeggiata lungo l’Adda. Per arrivare sul lungofiume devi percorrere la strada bianca che trovi in via del Donatore poco dopo l’incrocio con via Di Vittorio. Una volta giunto sull’Adda, se giri a destra in breve tempo potrai raggiungere anche una spiaggetta in cui sostare.
E’ un delizioso gioiello della Brianza lecchese, in passato sede dell’omonima famiglia patrizia. Situata nella bassa valle San Martino, la località è stata per lungo tempo città di confine tra il Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia.
Ti consiglio di iniziare il tuo tour del paese dalla frazione di Beverate: in via Prinetti di fronte al civico 14 puoi ammirare la Chiesa dei Santi Margherita e Simpliciano. Si pensa che quest’ultimo, maestro di Sant’Agostino e successore di Sant’Ambrogio, sia nato proprio in questa località. La chiesa, costruita nella prima metà degli anni ’50 del secolo scorso, presenta sette aperture ad arco nell’ordine superiore della facciata, mentre quello inferiore è caratterizzato da un pronao con le tre porte di ingresso.
Lasciandoti la chiesa sulla destra puoi incamminarti lungo via Prinetti per arrivare all’incrocio con via San Simpliciano e via ai Campi: qui trovi una fontana pubblica realizzata nel 1878, che gli abitanti del posto chiamano Trumba.
Da questo punto puoi imboccare via San Simpliciano per raggiungere, in via Campanile, l’Oratorio di Santa Margherita, costruito nel 1717 e completato da un campanile in viva pietra realizzato pochi decenni più tardi. Al suo interno merita di essere vista la pala che raffigura Santa Margherita e San Simpliciano in adorazione della Madonna. Sulla stessa piazza si affaccia Cascina Galbusera, tipico esempio di cascina lombarda su due piani con le grandi aperture ad arco a tutto sesto del livello superiore un tempo utilizzato come deposito e fienile.
Ritornato all’incrocio tra via San Simpliciano e via Prinetti, imbocca via ai Campi e percorrila fino in fondo, per poi girare a destra in via Como.
Da qui, gira subito a sinistra in via Vaccarezza: il primo edificio che incontri è Cassina Nuova, un tempo nota come Cassina Vaccarezza. Nella corte interna merita di essere vista un’icona della Madonna Addolorata con il Cristo morto ottocentesca.
Prosegui lungo via Vaccarezza e, arrivato allo stop, alla tua destra vedrai la Corte di Vaccarezza, con un affresco ottocentesco di una Madonna con Bambino e una finestra monofora in cotto in stile medievale.
A questo punto puoi tornare indietro: da via Vaccarezza gira a sinistra in via Como e poi ancora a sinistra in via Collina: procedendo lungo questa strada ti immergi nel nucleo storico di Foppaluera, borgo che ha mantenuto la stessa conformazione del XIX secolo.
Arrivato in cima alla salita, tra il civico 46 e il civico 48 di via Collina vedrai la Chiesa di Santa Maria della Neve: davanti c’è una scalinata, con un pianerottolo ogni 33 gradini, che in cima pare abbracciare la teca che contiene una statua di San Giuseppe.
Ora scendi lungo la scalinata e gira a destra in via Fondoripa; vai sempre dritto, proseguendo lungo via Viganò, per poi girare a sinistra in via Tessitura. Alla piccola rotonda, vai a sinistra in via Cartiglio e raggiungi il civico 10 per scoprire Cassina Cartiglio, già esistente nella prima metà del Settecento.
Tornato alla piccola rotonda, prosegui fino alla grande rotatoria che vedi davanti a te e gira a sinistra in via Como; dopo poche decine di metri, vai a destra in via Dante Alighieri. Qui vedrai, alla tua destra, la Chiesa di San Luigi, risalente agli anni Venti del secolo scorso, inserita nel complesso dell’oratorio omonimo, realizzato in stile neoromanico.
Superata la chiesa, vai dritto fino a quando vedrai sulla tua sinistra via Roncaccio: è qui che sorge Cassina Roncaccio, già esistente nel Settecento. Spicca, in particolare, la finestra a tutto sesto a ridosso del sottotetto sul prospetto orientale.
Tornato su via Dante, prendi la prima strada che trovi sulla destra, via Recli, per poi girare a sinistra in frazione Canosse: così potrai immergerti nelle atmosfere d’altri tempi di Cassina Canossa, cascina a corte aperta anticipata da una santella a mo’ di edicola classicheggiante con un rilievo che rappresenta una Madonna con Bambino.
Continuando a camminare in via Recli, invece, di fronte al civico 7 trovi Cassina Foino, che accoglie un pozzo ancora adesso funzionante. Merita di essere visto l’affresco che rappresenta la Madonna di Caravaggio su una delle pareti.
Superata Cassina Foino, gira a destra per raggiungere Cassina Bastiglia, dalla cui altura si può ammirare l’Adda. Risalente addirittura alla metà del XV secolo, si caratterizza per l’imponente contrafforte dello spigolo a monte e per la loggia in legno sorretta dai pilastri del porticato a tre vani.
Adesso puoi tornare indietro lungo via Como: così, ti imbatterai sulla tua sinistra nella Chiesa di San Leonardo, tra via Figino e via Madonna del Latte. Affiancata da un campanile risalente alla prima metà del Settecento, la chiesa al proprio interno ospita statue in legno di San Carlo e San Mammete, oltre all’effigie della Madonna del Latte.
Dalla chiesa, attraversa la strada per raggiungere la rotonda dell’incrocio tra via Cartiglio e la SP 342 e procedi verso il sottopasso. Lungo le sue pareti, infatti, merita di essere ammirato un murales che racconta la festa del paese (il tiro alla fune, il palo della cuccagna sul fiume, e così via): una splendida opera di street art in Brianza.
Dopo essere “riemerso in superficie”, prosegui la tua passeggiata lungo via Como per arrivare all’incrocio con via Santi Patroni, dove trovi la Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro. Costruita a partire dal 1744 e completata nel 1760, mostra nella facciata principale (progettata da Carlo Amati, l’architetto della cappella di Villa Durini ad Alzate Brianza) un timpano triangolare al di sopra di una lunetta che comprende una decorazione a mosaico.
Imbocca proprio via Santi Patroni, per poi girare nella prima strada a destra (via Ignazio Cantù) e da qui continuare a destra in via Sant’Antonio: ti imbatterai, così, nell’Oratorio di Sant’Antonio Abate, con portale in granito e un vecchio pozzo a lato.
Ritornato all’incrocio tra via Sant’Antonio e via Ignazio Cantù, imbocca via Cesare Cantù: sulla tua sinistra al civico 1 noterai l’enfatico portale della Villa della famiglia Piccinini di Marsciano, forse addirittura precedente al XVII secolo.
Poco oltre, di fianco al civico 8 di via Cesare Cantù, ecco piazzetta Sinagoga: probabilmente deve il proprio nome alla presenza di famiglie ebraiche, ma non ci sono testimonianze in merito. Superato l’arco di accesso alla piazzetta, potrai vedere abitazioni in parte medievali affacciate su stradine semicoperte.
Prosegui in via Cesare Cantù e raggiungi il civico 14: è qui che sorge la casa natale di Cesare Cantù, adibita a museo. Come altri musei in Brianza, anche questo è aperto su appuntamento (puoi contattare il numero 039 5320114).
Arrivato alla fine di via Cesare Cantù, attraversa la piazzetta per raggiungere il lungofiume. Qui gira a sinistra e continua fino a quando non vedrai ergersi di fronte a te il Castello di Brivio, in piazza Carlo Frigerio: un edificio a pianta quadrata con torri a pianta circolare in corrispondenza dei due angoli meridionali. Del suo ampliamento si occupò, nel XV secolo, l’architetto Bartolomeo Gadio, noto anche per i suoi interventi alla Rocca di Soncino e al Castello Sforzesco di Milano. Qui nell’Ottocento fu rinvenuta una capsella in lamina d’argento che oggi si trova al Museo del Louvre di Parigi. All’interno del castello sono presenti i resti dell’originaria chiesa plebana di Brivio.
Dal castello, percorrendo a ritroso il Lung’Adda puoi incamminarti verso il ponte e superarlo: in località Molinazzo troverai la filanda Felolo-Mejani, con tracce di affreschi sul lato nord e un rivestimento in finto bugnato. Si tratta di uno splendido esempio di archeologia industriale, testimonianza dell’attività svolta negli opifici serici della zona.
Proseguendo sulla strada che costeggia il fiume, poi, ti imbatterai nel filatoio del Toffo, nella frazione omonima.
Il Lung’Adda è, ovviamente, l’itinerario naturalistico principale che puoi seguire se desideri sapere che cosa vedere a Brivio nel corso di una gita fuori porta da Milano. Il fiume, nel territorio briviese, ha un corso tortuoso e dà vita a un meandro la cui ansa delimita l’Isola della Torre e l’Isolone del Serraglio: si tratta di una zona paludosa molto ricca dal punto di vista biologico. Qui puoi imbatterti facilmente in cigni reali, aironi e garzaie, tra ontani, salici bianchi e pioppi.
Paese di poco più di 5mila abitanti della Brianza lecchese, Calco include due frazioni: Calco Superiore e Arlate.
Calco Superiore, a sua volta, comprende numerose località: Caviggiolo, Vescogna, Ventola, Torre, Ronco, Ronchetto, Roncaccio, Grugana e Gera. Se vuoi sapere che cosa vedere a Calco, potresti cominciare il tuo tour del paese da via Solferino, in località Grugana: qui sorge la settecentesca Villa Cavalli (nota anche come Villa Grugana), oggi sede del Pime. Se all’inizio del viale di accesso al Pime giri a destra per percorrere il sentiero che costeggia Cascina San Martino, puoi arrivare alla piccola Chiesa di San Martino, intitolata al santo protettore dei viandanti e dei pellegrini.
A questo punto scendi lungo via Solferino e, arrivato in fondo, gira a destra in via Principe Falco. Superato il cimitero, prosegui lungo via Colombo. Arrivi così in località Vescogna, all’incrocio tra via Ghislanzoni e via Donatori del Sangue: al civico 4 puoi ammirare Villa La Vescogna. Costruita nel Trecento, presenta giardini all’italiana a tre ordini di terrazze; sul pendio laterale del poggio su cui sorge spicca il Bosco Romantico, realizzato nell’Ottocento, mentre la zona più riparata accoglie l’antica limonaia. Qui in passato fu ospite anche Giuseppe Verdi.
Accanto a Villa La Vescogna, in località Vescogna 16, è situata Villa Calchi. Un tempo nota come Castellaccio, Villa Ghislanzoni o Palazzaccio, la residenza si trova in una splendida posizione panoramica.
Sia Villa Calchi che Villa La Vescogna sono di proprietà privata; quindi, devi limitarti a osservarle da fuori. Non di rado, comunque, vengono organizzate visite guidate domenicali.
Lasciandoti Villa La Vescogna alla tua sinistra, ti basta svoltare a destra in via Ghislanzoni per giungere in località Calco Superiore, dove al civico 1 ti puoi imbattere in Villa Moriggia. In passato l’edificio ospitò un convento degli Umiliati; più di recente qui ha vissuto Jacopo Castelfranchi, editore e imprenditore noto nel mondo del calcio (è stato il successore di Albino Buticchi alla presidenza del Milan) e del ciclismo (grazie alla squadra GBC).
All’ingresso della villa c’è l’Oratorio di San Carlo e Santa Maddalena, edificato nella seconda metà del Cinquecento ma probabilmente rielaborato due secoli più tardi. Al suo interno è presente un affresco che raffigura San Michele con Lucifero.
A questo punto potresti tornare indietro e svoltare a destra per percorrere la discesa di via Ghislanzoni: arrivato all’incrocio con via San Rocco, gira a destra per raggiungere l’Oratorio di San Rocco, all’angolo con località Cereina. Costruito presumibilmente nella prima metà del Quattrocento, quando fu dedicato a Santa Maria dell’Ospizio di Cereina, fu sconsacrato in epoca napoleonica e poi riconsacrato agli inizi del Novecento. All’interno accoglie affreschi di San Giovanni, San Rocco e San Sebastiano.
Visto che sei qui, fai qualche passo in più lungo la strada e incamminati in via privata al Belvedere: volgendo lo sguardo a sinistra capirai perché si chiama così.
Tornando indietro, svolta a destra in via San Rocco e poi proseguire lungo via Roma: dopo qualche decina di metri troverai alla tua sinistra la località Torricella (o Turesela, in dialetto). Così, dopo aver superato un antico portale ad arco, potrai osservare ciò che rimane di una torre di guardia con prigioni che in passato faceva parte del sistema difensivo del Ducato di Milano.
Ti consiglio, poi, di arrivare in fondo a via Roma e svoltare a destra in via San Giorgio: dopo poche decine di metri, troverai sulla sinistra (proprio nel punto in cui via San Giorgio incrocia via Papa Giovanni XXIII) una strada sterrata. Percorrendola, arriverai ad ammirare l’Oratorio di Sant’Antonio da Padova, nel cortile di Cascina Boffalora. Le prime notizie relative a questo edificio risalgono alla seconda metà del XVII secolo; al suo interno è presente, sopra l’altare, una tela che raffigura Cristo morto con Federico Borromeo, San Carlo e Francesco Forti.
Per proseguire il tuo tour che ti permette di scoprire che cosa vedere a Calco, torna indietro lungo via Roma, prosegui in via San Rocco e gira a destra in via Trento; quindi, attraversata la provinciale, continua in via San Carlo e gira a sinistra in viale della Chiesa. Qui sorge la Chiesa di San Vigilio, che accoglie al proprio interno una statua lignea del Cristo del Seicento e un organo risalente al 1772.
Lasciandoti la chiesa sulla destra, puoi svoltare a sinistra in viale delle Rimembranze e poi subito a destra per imboccare via Piave: qui, al civico 27, si trova la settecentesca Villa Camerini. L’edificio in origine era un convento degli Umiliati, per poi essere trasformata in residenza patrizia nella seconda metà del XIX secolo. Pochi metri più in là inizia la strada acciottolata che conduce alla località Onazzo, sulla collina omonima, che offre una splendida visuale panoramica.
Ora potresti spostarti ad Arlate: in via San Gottardo c’è la Chiesa dei Santi Gottardo e Colombano, sulla cima di un colle che domina la valle dell’Adda. Affiancata da una torre campanaria a pianta quadrata, la chiesa è in stile romanico e realizzata con la pietra molera della Brianza. Si presume sia stata edificata tra il 1125 e il 1162: quel che è certo è che in origine si trattava di un monastero cluniacense femminile.
Lasciandoti la chiesa sulla destra, in bocca via Parrocchiale e poi gira a sinistra in via Rabolini: arrivando in via della Crocetta avrai l’occasione di scoprire Villa Strigelli, realizzata dalla stessa famiglia che fece costruire nel cuore della frazione il piccolo borgo che oggi fa parte del 1711 Contrada Resort.
Nel territorio di Calco passa l’itinerario 3 del Parco Adda Nord, che parte da Imbersago per arrivare ad Arlate: puoi accedervi dal sentiero che parte all’incrocio tra via Nuova Provinciale e via dei Mulini.
L’alzaia lungo l’Adda ti conduce fino al depuratore di Toffo, dove si trova il laghetto della Buca del Toffo di Brivio.
Il fiume Adda a Calco è una delle location dove pescare in Brianza: tieni presente, comunque, che devi possedere la tessera Fipsas se vuoi pescare nel tratto tra il Molinazzo e le colonne di San Colombano. E, ovviamente, devi avere la licenza di pesca di tipo B, a meno che tu non abbia meno di 18 anni o più di 65 anni.
Se hai voglia di camminare tra i campi e i sentieri del paese, invece, ti suggerisco di percorrere la Strada della Casa delle Streghe, al confine con Brivio: essa prende il nome da un’abitazione vicino al bosco che, secondo chi viveva ad Arlate, era luogo di incontro tra fattucchiere. Per raggiungerla ti basta percorrere via Nuova Provinciale in direzione di Brivio e, subito dopo il cartello che segnala la fine di Arlate, svoltare a sinistra in frazione Palazzetto.
Infine, i boschi di Calco fanno al caso tuo se vuoi sapere dove raccogliere le castagne in Brianza: in particolare ti segnalo quelli in fondo alla località Belvedere.
Ad Arlate , in Via San Gottardo c’è la Chiesa dei Santi Gottardo e Colombano, sulla cima di un colle che domina la valle dell’Adda. Affiancata da una torre campanaria a pianta quadrata, la chiesa è in stile romanico e realizzata con la pietra molera della Brianza. Si presume sia stata edificata tra il 1125 e il 1162: quel che è certo è che in origine si trattava di un monastero cluniacense femminile.
La Chiesa è stata fondata prima del 1100 su un edificio di epoca longobarda. La presenza monastica lascia supporre una pertinenza dipendente dall’abbazia di San Colombano in Bobbio così come era la Chiesa di San Colombano a Vaprio d’Adda.
Comune di Calco: www.comune.calco.lc.it
Proloco di Calco
Parco Adda Nord www.parcoaddanord.it