La Via del mare

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Un segno della presenza bobbiese in Liguria, nell’area piú vicina alla città di Genova, é rappresentato da una processione votiva e propiziatoria della durata di tre giorni che si svolgeva da Moránego, nell’alta Val Bisagno, all’abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte, sul promontorio di Portofino. La processione, che raccoglieva le popolazioni delle parrocchie della pieve di Bargagli, partiva dalla chiesa di San Colombano di Moránego e dopo una prima sosta al Passo della Scoffera, in un grande prato tuttora denominato Piano di San Fruttuoso, proseguiva per Bargagli, Sant’Oberto, Pánnesi, Córnua, Testana, San Rocco, Recco, Camogli, San Rocco di Ruta e Pietre Strette, dove aveva inizio la ripida discesa verso la mèta. Lungo il percorso i partecipanti, accompagnati dal clero, sostavano presso i numerosi luoghi di culto dedicandosi a pratiche devozionali che si concludevano con un rito solenne all’interno dell’abbazia.L’origine di questa tradizione, cessata nel 1851 per il furto della crocetta d’argento portata in processione, si perde nei secoli e viene fatta addirittura risalire a San Colombano, che in occasione di un viaggio alla volta di Genova e di Capodimonte avrebbe fatto sosta a Moránego lasciando un suo ricordo in cambio della benevola ospitalità ricevuta. Di questa singolare testimonianza di fede restano l’intitolazione della chiesa di Moránego al santo abate di Bobbio, una ricca documentazione archivistica riguardante í ricorrenti contrasti sulla regia del cerimoniale della processione e una salda memoria riguardante la presenza di un insediamento monastico bobbiese a San Fruttuoso. Questo insediamento, precedente all’arrivo (nel 711, secondo una accreditata tradizione) delle spoglie del primo vescovo di Tarragona e dei suoi diaconi Augurio ed Eulogio, troverebbe riscontro in una raccolta di preghiere risalente al VII secolo, il cosiddetto “orazionale di Verona”, conservato nella biblioteca capitolare di quella città e contenente aggiunte dell’VIII secolo riferibili, ai tre santi martiri spagnoli.

Una tradizione leggendaria, non suffragata da documenti, parla di un pellegrinaggio che san Colombano avrebbe fatto da Bobbio a San Fruttuoso di Capodimonte, e del suo passaggio sulla Scoffera e a Moranego (facenti poi parte delle proprietà dell’abbazia di San Colombano di Bobbio nella corte di Sant’Onorato di Patrania di Torriglia), dove poi sorse la chiesa dedicata al santo patrono e dove avrebbe lasciato in ricordo del passaggio una crocetta costudita per secoli. In memoria di questi fatti la popolazione di Moranego e dei dintorni per secoli usava recarsi in processione portando la crocetta fino a San Fruttuoso di Capodimonte

Da tempo immemorabile e fino alla metà del secolo presente (si parla del 1800), i popoli di Moranego e di Davagna, sotto di un solo stendardo, seguito per libero intervento da Marsiglia, da Calvari, da Rosso, da Bargagli, da Traso e da Vallebuona, solevano compiere ogni anno nel terzo giorno di Pentecoste una Processione di Penitenza alla Badia di S. Fruttuoso a Capo di Monte presso Portofino. Nel viaggio attraversavano il territorio di Bargagli, Testana, Recco, Camogli e Ruta donde scendevano agli scogli di S. Fruttuoso. Lo scopo di questa peregrinazione è accennato da Mons. Giustiniani ove scrive: “I terrazzani ne ricevono molte volte espressi miracoli di acqua e di sole soliti ritornarci per queste calamità”
Ecco l’origine e la forma di questa Processione:
 
 
E’ tradizione che S. Colombano si sia recato sul principio del VI secolo da Bobbio ad una certa Chiesa che era a Capo di Monte presso Portofino sotto il titolo di S. Fruttuoso e che nel ritornare al suo monastero di Bobbio, dopo aver soggiornato nel luogo di Moranego, abbia donato a questo popolo una reliquia chiusa in una crocetta con la promessa che ogniqualvolta gli abitanti della valle di Bargagli nelle loro necessità, di sole o di pioggia, si fossero recati con quella reliquia a visitare il corpo di S. Fruttuoso nella Badia presso Portofino, loro non sarebbe mancata la benigna assistenza del Santo per cui avrebbero ottenuto – de rore coeli – et de pinguedine terrae. Questa l’origine della Processione. In seguito gravi disservizi sorsero a turbare pia pratica, ora per causa dei Parrochi che si disputavano la precedenza nel corteo e nelle Sacre Funzioni, ora per i parrocchiani che dissentivano per l’itinerario. Prime a cimentarsi furono le Parrocchie di Moranego e di Davagna, che poscia si allearono per muover guerra alla Pieve di Bargagli. Per siffatti litigi, che spesso erano fomento di rissa e cagione di morte, la Processione venne più volte sospesa. Dall’una e dall’altra parte le ragioni si portavano in Curia, ovvero in Senato, il quale per mezzo del Capitano del Bisagno, comunicava ai contendenti i suoi “laudi o decreti”. Due sconfitte ebbe Bargagli: la prima nel 1714, quando il Senato e l’Arcivescovo Card. Lorenzo Fieschi decretarono – la Croce Abbaziale di S. Colombano e lo Stendardo essere proprietà dei popoli di Moranego e Davagna, e non avervi diritto l’Arciprete di Bargagli, né dover Egli avere ingerenza nella Processione: la seconda nel 1745, quando per risorte questioni, il Senato e l’Arcivescovo Nicolò Maria De Franchi richiamarono in vigore lo stesso decreto. Fu a quest’epoca che Moranego e Davagna ebbri di vittoria, pur volendo fare la Processione, ma temendo di transitare dalle parti di Bargagli, risolvettero di passare dalla parte di Rosso, di S. Martino d’Albaro e via lungo la riviera, addoppiando così il cammino e la fatica. Ma cessarono le differenze e furono tolti i dissidi colla convenzione 24 Aprile 1815 a rogito del Not. Luigi Guano da Torriglia, firmata dai RR. Parrochi di Bargagli, Davagna e Moranego coi rispettivi Massari, Fabbricieri e capi del popolo. La convenzione che consiste di quattro articoli dice come debbano contenersi i Parrochi e i Parrocchiani in “actu Processionis”. La forma della Processione era semplicissima. Si iniziava dal popolo di Moranego che sotto la Crocetta racchiudente la Reliquia donata da S. Colombano, si avviavano alla Chiesa di Davagna, quindi alla Pieve di Bargagli, e così di Parrocchia in Parrocchia, finché non si giungeva alla Badia di Portofino.
Il corteo entrava nelle Chiese poste lungo la via che si percorreva, quindi si cantava l’Antifona e l’Oremus del Santo Titolare, indi ripresi i cantici e le preghiere si continuava la strada.
Nella Chiesa di Recco e di Camogli faceva le preci di rito l’Arciprete di Bargagli. Le Funzioni nella Chiesa di S. Fruttuoso a Capo di Monte, cioè la Messa Solenne, la presentazione della Sacra Reliquia, la Benedizione e l’Offerta delle cere, nonché le altre cerimonie e preci solite a praticarsi spettavano al Rettore di Moranego. Dei pellegrini moltissimi facevano la Santa Comunione. La festa si conchiudeva col bacio della Santa Reliquia donata da S. Colombano e coll’offerta all’Altare di S. Fruttuoso di sei grossi ceriotti, che il Sindaco della Valle di Bargagli, annualmente dovea provvedere a spese del Comune (Atti Not. Gio. Batta Fossa 14 Giugno 1714 fatto sulla Scoffera, feudo del Principe Doria). Da circa nove lustri la Processione venne sospesa.
Di questa singolare testimonianza di fede restano l’intitolazione della chiesa di Moránego al Santo abate di Bobbio, una ricca documentazione archivistica riguardante í ricorrenti contrasti sulla regia del cerimoniale della processione e una salda memoria riguardante la presenza di un insediamento monastico bobbiese a San Fruttuoso.
Questo insediamento, precedente all’arrivo (nel 711, secondo una accreditata tradizione) delle spoglie del primo vescovo di Tarragona e dei suoi diaconi Augurio ed Eulogio, troverebbe riscontro in una raccolta di preghiere risalente al VII secolo, il cosiddetto “orazionale di Verona”, conservato nella biblioteca capitolare di quella città e contenente aggiunte dell’VIII secolo riferibili, ai tre santi martiri spagnoli.
Come sopracitato, la Processione votiva cessava nel 1851 per il furto della crocetta d’argento portata in processione.
San Fruttuoso di Capodimonte è il monastero benedettino situato nella più profonda insenatura del Promontorio di Portofino. Parte dell’attuale abbazia risale al X-XI secolo e il primo documento noto risale al 977. Il corpo del complesso monumentale aggettante verso mare, di cui fa parte il bel loggiato a due ordini di trifore, fu realizzato nel XIII secolo grazie alle donazioni della famiglia Doria. La torre nolare è uno dei più antichi elementi architettonici della Liguria. Alla calotta sferica, leggermente ovale, nel X secolo, venne sovrapposta una torre ottagonale. Nel 1467 divenne Commenda e nel 1551 Andrea Doria ottenne il giuspatronato da papa Giulio III in cambio della costruzione della torre difensiva, nota come “Torre Doria”, che venne terminata nel 1562.
Nel 1915 una rovinosa alluvione danneggiò gravemente il complesso, il materiale di frana portato a valle dall’evento meteorico costituì la spiaggia oggi antistante l’Abbazia. L’intero complesso fu donato, nel 1983, dalla famiglia Doria Pamphilj al FAI (Fondo Ambiente Italiano) che effettuò nuovi restauri, allestendo inoltre all’interno del complesso un museo dedicato alla storia dell’Abbazia e dei monaci Benedettini.