PIOZZANO

Tranquilla località posta nella verde vallata del torrente Luretta  in posizione favorevole dal punto di vista climatico e ambientale. Il territorio del Comune di Piozzano offre la possibilità di tre tipi di villeggiatura: bassa e media collina, media e alta collina e bassa montagna, infatti dalla quota minima di mt. 171 del greto del torrente Lisone, si eleva a mt. 801 della dorsale spartiacque Tidone-Trebbia, nel punto ove convergono i confini di Piozzano, Pecorara, Travo e Bobbio. L’economia è costituita essenzialmente dall’agricoltura con allevamenti di bovini e colture cerealicole, produzione di salumi e formaggi, boschi e vigneti, attività artigianali. Il territorio di Piozzano vanta un ricco complesso di beni turistici: salubrità ambientale, quiete, paesaggio variato e sempre attraente in ogni stagione. Sono presenti notevoli testimonianze di costruzioni religiose e civili i cui resti costituiscono sorprese per i cultori di memorie storiche  e per gli studiosi della storia dell’arte. Nel sec. XI Piozzano appartenne al Monastero di San Savino per passare nel secolo successivo, in proprietà dei conti Lomello di origine pavese. Più tardi fu dominio degli Arcelli, nominati conti della Val Tidone dai duchi di Milano e successivamente passò ai Veggiola. Nel periodo farne siano sec. XVIII, fu assegnato ai conti Paveri Fontana e successivamente seguì le vicende storiche dell’alta Val Tidone.

La chiesa parrocchiale dedicata al SS. Salvatore, edificata tra il 1724 e il 1742, è caratterizzata da una facciata scompartita in due piani da un alto architrave e scandita da quattro copie di lesene; il portale è opera di moderna di Paolo Perotti. L’interno è ad unica navata suddivisa in tre campate dalle lesene, che determinano anche lo psazio delle cappelle laterali.
Le decorazioni delle pareti sono del pianellese Etteri (1948); nell’abside è conservato il dipinto di Paolo Bozzini raffigurante il “SS. Salvatorore” (1847). Altri dipinti di qualche interesse adornano le cappelle laterali, come la copia del dipinto del Tagliasacchi conservato nel Duomo di Fidenza.
Frazioni: Groppo Arcelli, Montecanino, Monteventano, San Gabriele, San Nazzaro, Vidiano, Pomaro.

Il castello costruito sulla dorsale dei torrenti Lisone a ovest e Luretta a est, in posizione strategicamente importante, fu espugnato e distrutto nel 1164 dal Barbarossa. Ricostruito, continuò ad essere considerato un forte e munito castello e, in tal senso ne fanno cenno documenti dal 1528. ora rimangono pochi ruderi di mura e di cinque torri; il mastio venne abbattuto nel 1963 perché pericolante. Secondo alcuni studiosi il luogo corrisponde all’antico Canianum del pago vercellese, menzionato nella tavola traianea. Signori del luogo dal XV secolo in poi furono i Piccinini, gli Arena, i Landi, gli Scotti, cui seguirono nel XVIII i Casati e infine i Tredicini.

La chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Evangelista, fu eretta nel luogo dove si trovavano le scuderie del medioevale castello di Montecanino. La facciata di gusto neogotico, è impreziosita da una bifora centrale ed è conclusa da tre snelli pinnacoli. E’ piuttosto originale la posizione del campanile cilindrico, con cella campanaria ottagonale, situato a considerevole distanza dal tempio. La prima chiesa di San Giovanni è documentata come suffraganea della pieve di Pomaro a partire dalla visita pastorale di monsignor Castelli nel 1579, avvenuta dopo l’episcopato di Filippo Sega.

Sul luogo ove sorgeva il medioevale castello degli Arcelli, distrutto nel 1255 da Oberto Pallavicino, è stata costruita la chiesa parrocchiale, caratterizzata da un’architettura assai semplice e un interno pressoché spoglio di decorazioni.
La dedizione a San Eustacchio Martire, patrono dei cacciatori, martirizzato attorno al 118 d.C., è unica nella provincia di Piacenza. Sul cucuzzolo dell’altura adiacente alla Chiesa è stata costruita una cappelletta.

Raggruppamento di case sorte attorno al castello medioevale di cui è scomparsa ogni traccia con l’abbattimento, nei primi anni di questo secolo, dei resti di una torre quadrata. Del paese si hanno notizie dal sec. X, epoca in cui apparteneva alla Mensa Vescovile di Piacenza: poi fu degli Arcelli, degli Sforza, degli Zandemaria.
La chiesa parrocchiale dedicata a San Cristoforo martire, è un’antica costruzione più volte rimaneggiata, conserva un’abside romanica (fine del XII secolo) a pianta semicircolare, impreziosita da una monofora con finestra scolpita e dagli archetti pensili posti alla sommità. Assai più modesto è il restante corpo della chiesa, che assume un’impronta barocca negli elementi di facciata.
La torre campanaria fu sopraelevata sul finire dell’Ottocento; il vano interno è coperto con tre volte a crociera: queste presentano le decorazioni dipinte da Paolo Novara nel 1949-1950.
Si ricorda inoltre la tela raffigurante “San Cristoforo” d’anonimo settecentesco.

Era il complesso più meridionale della vallata del Luretta: il primo fortilizio venne costruito verso il Mille, ma le prime notizie risalgono al 1164 quando venne distrutto dal Barbarossa.
Nel 1268 il risorto castello veniva devastato durante uno scontro tra assalitori ghibellini e difensori guelfi. Signori del luogo furono prevalentemente gli Arcelli; ebbero temporanea signoria anche i Borghi, gli Zandemaria, i Montani.
All’interno del complesso si eleva la chiesa parrocchiale dedicata alla Natività di Santa Maria Vergine con abside romanica, ornata con archetti pensili, lesena centrale e una piccola monofora risalente al XII secolo.
Dopo il Concilio di Trento, nel sec. XVI, l’antica struttura fu ruotata di novanta gradi; attualmente si presenta priva di facciata ed è costituita all’interno da un’unica navata, variata da cappelle laterali.
Il fonte battesimale è situato nell’abside romanica; da segnalare anche l’alta torre campanaria conclusa da una cuspide piramidale.

La frazione di Pomaro fu dal 1806 al 1877, capoluogo  del Comune. La chiesa dedicata a San Vitale Martire, con l’abside rivolta a levante, rispetta l’orientamento della pieve originaria fondata alla fine del IX secolo, che ebbe grande rilevanza dato che giunse ad amministrare oltre venti suffraganee.
L’interno è ad unica navata diviso in tre campate e coperto con volte a crociera; nella zona presbiteriale è visibile un bell’altare in marmi policromi, donato alla chiesa nel 1895.
L’armonica partizione dello spazio interno peraltro privo di decorazioni, contrasta con l’assoluta modestia della facciata.
Del luogo si hanno notizie dal sec. IX: un fortilizio eretto probabilmente nel sec. IX-X fu distrutto nel 1242 da milizie di Obizzo Malaspina: il luogo venne incluso dal 1467 nella giurisdizione feudale dei signori di Borgonovo: prima gli Sforza poi gli Zandemaria.

La chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, è sorta probabilmente prima del Mille e pur avendo subito rimaneggiamenti nel corso dei secoli, conserva un absidiola semicircolare della costruzione originaria, esternamente decorata con motivi di animali sopra l’arco.
La piccola chiesa, restaurata all’inizio di questo secolo dall’architetto Camillo Guidotti, ha una facciata in conci, con tetto a capanna, sotto cui corre una fascia di archetti romanici in laterizio.
Sopra l’elegante portale una bifora con gli archetti poggianti su snella colonnina; ai lati del portale una monofora per parte, con sfondo strombo. Interno a una navata con piccolo transetto, l’ambiente conserva il mistico aspetto accentuato dalla sobrietà della decorazione delle pareti e della volta  a cassettoni e da un’illuminazione dagli effetti indovinati.
Inoltre è ben visibile una scultura lignea del sec. XVI e un pregevole dipinto raffigurante il “martirio di  Sant’Andrea”, incorniciato in un’ancona lignea tardo cinquecentesca.

La chiesa di San Nazzaro, documentata dal XIV secolo come suffraganea della pieve di Pomaro, accolse nel 1560 la parrocchiale di Groppo Arcelli; questa condizione, sanzionata dalla bolla papale di Pio IV, durò circa novanta anni. Un oggetto di indubbio valore storico era originariamente conservato nel tempio ed è ora conservato nei locali della curia piacentina; si tratta del più antico calice, in metallo dorato, recante la data del 1432, che presenti una sicura cronologia.

Antico castello o fortilizio costruito nel 1441 da Gian Francesco della Veggiola e nel 1663 dai Veggiola passava ai Paveri Fontana che lo trasformarono in signorile dimora.
All’interno numerose decorazioni e affreschi; da notare l’antico portale sovrastato dagli incastri del ponte levatoio.